A Bucarest fra i bambini di stradaIntervista di Giorgio Innocenti e Antonella Abate
da www.politicadomani.it
Cosa ti ha portato in Romania?
La scoperta della Romania in televisione nell'89, la scoperta che esiste un dittatore e che un popolo cerca di rovesciare, fino a che non lo rovescia quasi in diretta televisiva. A quel tempo io studiavo per diventare attore e clown e mi sono detto " Voglio scoprire cos'è questa Romania, mi vergogno di andare come un uomo curioso: parto come un clown. Per divertire e questo mi permetterà, dopo aver fatto divertire la gente, di fare delle domande".
Quindi non sapevi dei bambini di strada
Quella dei bambini di strada potrebbe essere la favola raccontata da un clown: la pietra che fa l'amore con un fiore e nasce un bambino di strada. Non sapevo dei bambini di strada e, 10 anni dopo, posso dirti che non esistono bambini di strada: esistono bambini persi in strada, bambini dimenticati a casa, bambini che non hanno trovato un'alternativa. Dunque, alternative! Per favore: si tratta di un bambino. Un bambino che vive la durezza della strada, che, secondo me, è accettabile per un adulto, è inaccettabile per un bambino…è una vita d'adulto in un corpo di bambino, una vita di violenza in un corpo d'angelo, una vita dura in un corpo fragile. Puoi stare sicuro che se lasci un bambino in questa realtà a 18 anni sarà un pericolo per se stesso e per gli altri.
Quando sei arrivato eri giovanissimo
Avevo 20 anni. A venti anni alla prima rivoluzione che possiamo fare, partiamo. Anche senza sapere cosa vuol dire. A 31, quanti ne ho oggi, non credo che sarei stato il Miloud dei ragazzi di Bucarest. Sarebbero successe sicuramente altre cose. A 20 anni hai bisogno di provare chi sei. Mi sono messo a pensare che mi sarebbe piaciuto scrivere la storia di un clown che va a vivere dove il sorriso non va. Mi sono detto: "La faccio questa storia! Non la scrivo: la faccio" e la sto facendo.
Com'è stato inizialmente il rapporto con i bambini?
La fortuna del clown è di essere tra il pupazzo e l'attore, è molto vicino al bambino, è attraente. Io sono stato sicuramente il più felice tra tutte le persone che hanno affiancato i bambini in strada perché ero il clown; non ero né il poliziotto che sono abituati a vedere, né la mamma cattiva che li lascia lì, né l'educatore pesante che li obbliga a fare le cose che non vanno loro, ero qualcosa di veramente diverso…cosa fossi non è chiaro.
Ho usato l'esperienza che ho visto negli altri paesi: centri d'accoglienza, equipe di strada e, pian piano, ho cercato di affiancarmi ai ragazzi per capire la loro vita e perché loro capissero la mia.
Usando il clown siamo diventati amici; la convivialità e la confidenza sono stati gli strumenti che hanno permesso la crescita della nostra relazione e questo ha permesso di sapere quali erano le realtà di ognuno e di capire soprattutto che erano tutte diverse: origini, presente e futuro. Abbiamo capito insieme che c'era la voglia di cambiare qualcosa, ma prima di cambiare bisogna capire perché e come. Per nessuno è stato lo stesso percorso e quindi per ognuno è necessario un metodo diverso. Sdrammatizzare, valorizzare, lavorare poi sui difetti e incoraggiare a credere che la vita è la tua vita e che puoi fare tutto ciò che vuoi purché tu lo faccia bene. Che puoi farlo innanzi tutto per te e, subito dopo, puoi renderti disponibile per gli altri.
Ad undici anni da quando sei precipitato in Romania, come ti sembra cambiato il paese?
Io Miloud, clown, francese, algerino, rumeno… non so se ti posso dire precisamente com'è cambiata la Romania. Parada è una delle prime associazioni che sono arrivate a scoprire e a riconoscere che l'infanzia di strada in Romania aveva un grosso disagio, un grosso bisogno e nessuna alternativa. La Romania per fortuna oggi ha delle istituzioni che riconoscono la realtà dei ragazzi e dell'alternativa offerta da Parada.
La situazione rimane drammatica: dopo il sogno della rivoluzione, l'economia non è arrivata, sono passate mille frustrazioni ma i soldi non sono arrivati. Gli stipendi rumeni d'oggi li conosciamo [poco più di 100 euro il salario medio ndr], ho visto un dollaro a 600 lei ... oggi, 11 anni dopo, è a 36 mila lei [il leu è la valuta Rumena ndr], sono spaventato da questo cambiamento.
Sono dispiaciuto molto perché da un anno e mezzo lavoro a Parigi e a Milano, con gli stessi metodi che abbiamo imparato in Romania, per i Rumeni che sono scappati dalla Romania perché non ce la facevano più e sono andati fuori per cercare di cambiar vita. Lì non troviamo i bambini che incontriamo nelle strade di Bucarest, quelli che chiamiamo "i bambini di strada", sono dei bambini che possono diventare bambini di strada se li lasciamo, ma che altrimenti sono bambini di famiglie modeste, educate, pulite. Ci sono la disperazione e la miseria che sono il motore dell'esplosione familiare che spingono i ragazzi a scappare.
Dunque la Romania per Parada è cambiata in positivo, la Romania per l'Europa è ancora in un pasticcio che dura da troppo. Esiste un dipartimento della protezione sociale che riconosce il lavoro che facciamo e che mi aiuta a farlo meglio, riconosce che esiste davvero una cooperazione tecnica tra chi ha il "saper fare" e chi lo può trasmettere.
In strada si può parlare ancora di diritti del bambino?
Stiamo parlando dei diritti dell'uomo o del bambino? A me interesserebbe molto di più capire cosa vuol dire diritto, cosa vuol dire essere adulto, che cosa vuol dire essere bambino.
Non voglio più restituire i diritti all'infanzia: per me l'infanzia non li ha persi, è l'adulto che non li vuole riconoscere. È diverso dover partire dal basso per restituire ... ma cosa dobbiamo restituire? Chi ha rubato i diritti? Nessuno, ma nessuno ha detto ai bambini che ce li hanno. L'applicazione del diritto è molto più interessante ed è il lavoro che stiamo facendo.
Ti sembra che i ventenni d'oggi siano disposti a partire per una rivoluzione?
Io ho avuto la fortuna di fare il lavoro che facevo, che era il clown, e di avere il sogno di mettermi in viaggio ... ho fatto il circo di strada per viaggiare gratuitamente. La chiamata alla curiosità, la chiamata a riconoscere la diversità come una fantasia, come una cosa positiva ti fa sognare di poter fare, come ha fatto Saint-Exupery, il giro del mondo. Io vorrei essere, come personaggio, "il clown viaggiatore" che dal suo aereo salta con il paracadute e lentamente guarda questo mondo e dice: "Ma che cazzo di mondo c'e'?" E dice: "Io sono un clown: lo devo salvare questo mondo!". In realtà a venti anni, quando sono arrivato sulla Terra, mi sono reso conto che ero io che dovevo salvare il mio clown, per me, egoisticamente. E con questo clown cercare degli amici per cambiare il mondo insieme ... da solo mi sono reso conto che ero incapace di fare altro che il clown ... dunque mi sono salvato finalmente.