junior alla pari

venerdì 2 luglio 2010

Il “digital storytelling” - Le narrazioni digitali

Corrado Petrucco e Marina De Rossi
Narrare con il digital storytelling a scuola e nelle organizzazioni
Carocci (collana Le Bussole).
Storie di vita!

Rinfranca raccontarsi, “esserci” in un tempo in cui la “nebbia” mass-mediale confonde i contorni d'ognuno diventa terapia, cura all'inedia, al “no” che spesso induce a comportamenti spersonalizzanti.
Attraverso la narrazione, utilizzando i linguaggi multimediali, si può cercare di promuovere progetti per educare e formare in modo nuovo, prestando attenzione alle storie che ogni persona, adulto o bambino, vorrà condividere.
Il termine “digital storytelling” si deve a Joe Lambert e Dana Atchley che negli anni '90 realizzarono un sistema interattivo multimediale all’interno di una performance teatrale dove su di un largo schermo sullo sfondo mostrava immagini e filmati di storie di vita.
Il gruppo di artisti, educatori e professionisti della comunicazione che via via si costituì attorno a loro è riuscito negli anni ad allargare i campi di intervento del “digital storytelling” a molti contesti che spaziano dalla scuola alle aziende, dall’arte all’impegno politico.
Il centro da allora ha aiutato molte persone ad utilizzare gli strumenti digitali per raccontare le loro storie di vita, dimostrando che le stesse tecnologie che hanno creato distanza e frammentazione potevano essere usate in modo nuovo per ri-connettere, creare nuovi legami, sentirsi partecipi di una comunità. La narrazione digitale diventa insomma un collante culturale.
Le “narrazioni digitali”
come animazione per contrastare il disagio giovanile
In questo caso il “digital storytelling” si configura come modalità animativa rivolta a ragazzi adolescenti. «Occorre però fermarsi un attimo e riflettere prima su un termine il cui significato viene spesso confuso e sottovalutato: l'animazione.
L'animazione si configura come un'azione che mira ad attivare processualità di autentificazione delle persone (spaziando nei vari contesti, da quelli dell'agio a quelli del rischio e del disagio) in vista di un cambiamento, non solo del singolo ma anche della collettività.
Lavorare sul singolo, sui suoi schemi percettivi, interpretativi e conoscitivi, sui suoi sistemi simbolici e valoriali permette di operare trasversalmente anche nella società.
L'utilizzo di “digital storytelling” abbraccia l'esigenza di dare risposta ad un disagio che investe sia il singolo che la società nell'ottica di un cambiamento o della prevenzione del rischio.
Vecchie e nuove dipendenze, atti vandalici, bullismo, episodi di violenza, eccesso di competizione, formazione di gruppi chiusi che rifiutano le regole del vivere civile, volontà di raccontarsi nell'incapacità di farlo in maniera efficace possono essere alcune delle molteplici problematiche giovanili con le quali ogni società è costretta a confrontarsi.
Talvolta la rete è usata come strumento di divulgazione di episodi negativi che vengono condivisi ampliando la risonanza e, in alcuni casi, incentivando la ripetizione.
Rispondere ad un uso scorretto delle risorse multimediali attraverso il multimediale utilizzato in versione educativa significa promuovere e sostenere un cambiamento singolare e collettivo.
Il “digital storytelling” non è importante solamente per il prodotto al quale si arriva ma soprattutto per il processo messo in atto. Attraverso di esso i comportamenti e le emozioni entrano a far parte dell'esperienza personale generando modalità di riflessione, immaginazione, percezione della realtà, condizionando modi di vivere e rappresentare l'esistenza.
Un “digital storytelling” permette al giovane di far emergere il suo racconto personale, di narrare il suo legame affettivo con persone, situazioni, luoghi consentendo di migliorare la conoscenza di sé, di aumentare la conoscenza del luogo in cui vive e il suo "attaccamento affettivo", di contagiare gli altri membri del gruppo con la propria narrazione emozionale e con essi la comunità in cui vive.
La documentazione attraverso “digital storytelling” diventa anche una valutazione e un riscontro dei progressi che un gruppo o una persona ha fatto nei confronti della sua problematica; certifica una sfida personale e comunitaria di miglioramento e può mettere a disposizione della comunità virtuale la propria esperienza nell'ottica di una diffusione e replicabilità in contesti diversi».
Bibliografia:

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