junior alla pari

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mercoledì 21 maggio 2008

Sesso e inibizioni

I piedi nudi calpestano
il manto dei tabù
sbriciolandoli
come inutili foglie morte,
lampi arroventati saettano
nel temporale del tuo sguardo
incenerendo i rassegnati fantasmi
delle inibizioni

Anonimo


È certo che chiunque non comprenda correttamente l'influenza del sesso nella vita di un individuo, non potrà mai comprendere la realtà. Nonostante si sia alle soglie del terzo millennio, probabilmente soltanto una persona su dieci ha una visione serena, realistica e efficace della sessualità. Anche chi dice di non avere problemi (uomo, donna, adolescente o persona ormai matura) poi crolla di fronte al più banale test sull'inibizione sessuale: entrare in farmacia e comprare una confezione di profilattici. C'è chi non ci riesce, chi non vuole farlo (per motivi morali) o chi lo fa, ma avverte che comunque non è come comprare mezzo chilo di pane: questo esercito di persone dovrebbe correre ai ripari. Prima di leggere questo articolo fate il test Il sesso.

Pamela Anderson

(anche questa foto è un test: chi voleva vedere di più? A chi dà già fastidio questo livello di sessualità?)
Pamela Anderson

Anche se la religione e il comune senso del pudore accettano la sessualità, si avverte sempre la spiacevole sensazione che non riescano ad accettarla per quello che è, senza il bisogno di motivarla con qualcosa di più nobile (la famiglia, l'amore, l'equilibrio psichico ecc.). Come l'alimentazione, il sesso è qualcosa che si autogiustifica nell'esistenza stessa dell'uomo, il problema semmai è come viverlo al meglio. Chi ha una sana sessualità, di fronte a un film pornografico, ritiene le situazioni normali o talmente inverosimili da giudicarle ridicole. In entrambi i casi non ci trova nulla di particolarmente sconvolgente. Se vede una pubblicità con una donna nuda non si scandalizza, ma, se è il caso, apprezza la sensualità dell'immagine, senza peraltro rimanerne eccitato oltre misura. Questi dovrebbero essere gli atteggiamenti di una persona matura ed equilibrata.
E allora perché tanti commenti negativi, tanta falsa moralità? La risposta è semplice: inibizione.
Possiamo considerare tutti quelli che vedono la pornografia in ogni gesto sessuale alla stregua di un anoressico che rifiuta l'alimentazione: dei puri e semplici malati. La cosa grave è quando l'inibizione sessuale dell'individuo degenera nel tentativo di limitare la libertà altrui. Generalmente lo si fa in nome di Dio o della salvaguardia dei valori sociali, ergendosi a giudici e spesso a carnefici. Per giudicare il grado d'inibizione esaminiamo tre possibili situazioni.
Immaginatevi in un parco; mentre passeggiate vedete seminascosti da un cespuglio due ragazzi che, completamente nudi, stanno facendo l'amore. Se vi indignate avete sicuramente delle inibizioni; se chiamate la polizia la vostra sessualità ha dei grossi problemi. Il punto centrale è che ciò che è sbagliato fare in pubblico, lo è sicuramente anche in privato e se ritenete colpevoli i due giovani allora non potete assolvere nemmeno una coppia che nell'intimità della propria casa fa l'amore per tutta una notte. Il motivo per il quale la gente normalmente non dovrebbe fare l'amore sulla panchina di un parco non è il pudore, ma l'estrema scomodità della situazione.
Immaginatevi di passare su una strada ai bordi della quale una prostituta sta attendendo un cliente. Se vi indignate per lo spettacolo o se sentite pena per la donna, provate a considerare quante persone vendono il loro cervello o le loro braccia per tutta una vita a un'azienda che li ripaga con uno stipendio che consente loro a volte solo di sopravvivere: non sono forse anche loro sfruttate? Che differenza c'è fra il vendere la capacità di usare il cervello o le braccia e il vendere il proprio corpo? Quando si è assunti, pur di lavorare, non si è disposti ad accettare la compagnia e a volte l'autorità gerarchica di persone che riteniamo insopportabili: non è anche questa una forma di prostituzione? Il motivo per il quale la gente normalmente non dovrebbe fare l'amore con una prostituta non è il pudore, ma la consapevolezza che comprare il sesso è come comprare una promozione o la vittoria in una gara sportiva: piuttosto squallido, no? Comunque si dovrebbe al massimo condannare chi è tentato, non chi tenta: sarebbe come condannare dopo un furto un portavalori che trasportava miliardi e non il ladro che l'ha derubato.
Il terzo esempio: immaginate di dover tenere una lezione di educazione sessuale in una scuola. Se dovete cercare le parole giuste, se vi sentite un po' imbarazzati nel trattare certi temi, allora avete dei problemi d'inibizione sessuale.
Quest'ultimo esempio è importante perché, per i primi due, molti lettori avranno sicuramente giustificato l'indignazione provata non con il loro stato d'animo, ma con il danno che tutto ciò che è immorale può provocare ai bambini, alla famiglia e alla società. Come dire: se fosse per me non mi scandalizzerei, ma la morale non deve tener conto solo di me, ma di tutti. Niente di più ipocrita. Oggi i bambini sono bersagliati in televisione da immagini ben più negative: è meglio (limitandoci a una scena nemmeno troppo violenta) vedere un killer che fa saltare le cervella a un altro gangster (con tanto di sangue e materia cerebrale che imbrattano i muri) o due giovani che fanno l'amore? Nella seconda scena si può trovare qualcosa di positivo, ma nella prima?
Per ciò che riguarda la disgregazione dei costumi (cioè considerando anche l'influenza negativa su persone maggiorenni), si può semplicemente constatare che i giornali non fanno altro che parlare di omicidi, rapine, furti e di criminalità in genere: perché non impediamo loro di parlare e di mostrarci il male? In verità chiunque uccide o ruba perché ha letto sul giornale che altre persone lo hanno fatto aveva già in sé il germe del male che prima o poi sarebbe esploso.
Queste poche righe non convinceranno certo i puritani che le stanno leggendo, né era questo lo scopo, visto che ognuno deve arrivare da sé alla verità. Riflettano soltanto su un'ultima considerazione: se ci sono persone che restano del tutto indifferenti di fronte agli aspetti più negativi e più scabrosi del sesso, e queste persone sono normali, solo gli anormali, già pervertiti, possono ricevere influssi negativi. Forse anche loro non sono poi così sicuri di resistere; o forse alcuni di loro nel loro inconscio sognano ciò che condannano?

sabato 23 febbraio 2008

Volare alto!!!

Luciano ha lasciato un commento sul post " CROLLO EMOTIVO ":



"Lasciando il corpo seduto abbandonato sul banco e volando con la mente",

l'esperienza che colgo è quella tipica della ricerca di un diverso stato di coscienza; è bello ed importante sperimentare nuove modalità per percepire se stessi e il mondo; ciò dà vita, aiuta a superare i ristagni mentali e relazionali; offre nuovi stimoli creativi;

valorizzerei comunque la voglia e capacità di volare oltre, sapendo e riuscendo comunque a conservare un filo di contatto con la realtà;

e questo nella tua esperienza, caro Alberto lo colgo alquanto presente nella tua voglia e capacità di scrivere e comunicare l'esperinza.

sabato 16 febbraio 2008


quest'immagine secondo me è bellissima!!!!credo che tremare sia un po' un sintomo della fragilità..no???

giovedì 14 febbraio 2008

CROLLO EMOTIVO

Cosa mi può essere successo per ridurmi in uno stato di sconforto inconsolabile la mattina del 13 febbraio?

Tutto è cominciato dopo tre ore di profonda apatia in classe che mi ha colmato la testa di pensieri.
Quando è suonata la campanella della terza ora è uscita dalla classe la prof. di Francese, io come ho già detto ero caduto in apatia e quando tutta la classe si è alzata in piedi all'entrare della prof. di Inglese, la mia tranquillità cogitante è stata interrotta dal frastuono delle sedie e dei banchi in tumulto!
Tutto sembrava andare per il verso giusto e ristabilitasi la calma all'interno dell'aula la professoressa comincia ad intraprendere un discorso molto interessente che avrebbe funto da preambolo ad una successiva discussione riguardo alcune pagine del libro di Umberto Galimberti "L'ospite inquietante".
Io avrei voluto ascoltare e partecipare a tale discorso solo che la mia mente era altrove e del tutto assente.
Dopo qualche giro di sessanta secondi delle lancette avevo le lacrime agli occhi: in silenzio stavo riflettendo sulla mia vita attuale quando le intense parole pronunciate dalla professoressa sono andate ad aprire il rubinetto dei miei penseri, facendo così sgorgare acque rumorose dalle mie congiuntive impregnate di tristezza.
Mentre le lacrime si caricavano nei miei occhi sempre più pesanti ed io continuavo col mio silenzio apatico, lasciando il corpo seduto abbandonato sul banco e volando con la mente, la professoressa ha chiesto cosa stesse accadendo al mio corpo ed è così che ci sono rientrato in modo tale da poterle rispondere, solo che non avevo previsto che una volta tornato nella mia carne, quest'ultima fosse talmente carica di tensione da scaricarla insieme alle acque che nel frattempo ho cominciato a sgorgare. Ed è cosi che in pratica è iniziato il crollo emotivo, probabilmente dovuto ad un sovraccarico di stress, emozioni, pensieri e piccoli problemi che caratterizzano l'attuale periodo della mia vita...
Quando alzando il volto mi sono accorto che tutta al classe mi stava guardando, le parole non riuscivano a varcare le mie labbra ed è cosi che un incessabile pianto ha preso il sopravvento.
Dopo un po' ho chiesto al resto del mio mondo di lasciare che tutto passasse da sé senza interrompere il dibattito con la prof. ma quando ho notato che la crisi non era finita lì ho chiesto di uscire dalla classe e ho cominciato a vagare per il corridoio in direzione dei bagni, con aria smarrita, le gambe pronte a cedere ad uno svenimento e lacrime che mi rigavano il volto.
Ai compagni di classe e ai bidelli che mi hanno offerto conforto o aiuto ho risposto: "Va tutto bene, ho solo un po' di mal di pancia" il che in parte era vero perché avevo realmente un blocco intestinale il quale fungeva da complice in questa trappola che la fragilità mi ha teso.
Una parte poco piacevole è stata quando due ragazze che mi osservavano indiscretamente mentre andavano in bagno si sono spaventate vendendomi agitato, sull'orlo dello svenimento, tremando a tempo del mio sangue effervescente e con il cuore che pulsava quasi stesse gareggiando a chi andava più forte con il mio respiro affannoso! Qualsiasi possa essere stato il motivo specifico di questo sfogo, ha sorpreso tutti vedermi in questo stato. E forse è meno inquietante però rispetto ai miei tanti sorrisi sforzati, cui tutti erano abitutati a vedermi, e a quando fingo di avere tutto sotto controllo o di potermi svagare lanciandomi in direzione opposta rispetto al buon senso.
Alla fine della quarta ora sono rientrato in classe dopo essermi asciugato il viso ma con gli occhi comunque stropicciati e chiedendo scusa alla classe e alla prof per il disagio che ha generato questa ambigua manifestazione dei miei sentimenti.
L'ora successiva, nonché l'ultima della giornata, è stata più gradevole, se non al quanto imbarazzante. Comunque i miei compagni hanno accolto la mia richiesta di rimandare le spiegazioni all'uscita e si è continuata la discussione con la professoressa la cui soave parola mi ha riportato il sorriso sulle labbra.

Questo sfogo è stato da una parte molto utile e ha segnato di certo l'inizio di una nuova storia, la mia e di chiunque voglia camminare con me per il sentiero, ora più illuminato ai miei occhi, della vita.
Speriamo che le lacrime portino consapevolezza, quindi solidità, equilibrio e nuovi sorrisi, più veri.



giovedì 31 gennaio 2008

La fragilità

Nell'incontro con il gruppo di Tricase (giovedì 31 gennaio)
ci si è chiesti cos'è "la fragilità".
Se è giusto mostrarsi fragili, se è giusto esternare le proprie emozioni e i propri stati d'animo.

Ho trovato questo libro di Vittorino Andreoli , psichiatra dalla folta capigliatura bianca, che tratta il tema della fragilità...

In un'epoca che ha fatto del decisionismo e dell'arroganza delle virtù, sostenere che la fragilità è un valore umano potrebbe suonare come un'eresia. Qualsiasi studioso del comportamento animale potrebbe spiegarvi quanto sia indispensabile la paura per la sopravvivenza, ma ammetterebbe solo controvoglia che quella regola vale anche per noi. Eppure ogni giorno i piccoli passi e le grandi svolte della nostra vita ci insegnano che non sono affatto le dimostrazioni di forza a farci crescere, ma le nostre mille fragilità: tracce sincere della nostra umanità, che di volta in volta ci aiutano nell'affrontare le difficoltà, nel rispondere alle esigenze degli altri con partecipazione, aprendoci - quando serve - al loro dolore. Seguendo le fasi della nostra crescita, Andreoli coniuga i mille volti della fragilità, rappresentandola non come una calamità per sventure, ma come uno scudo che da queste ci difende, perché quello che di solito consideriamo un difetto è invece la virtuosa attitudine che ci consente di stabilire un rapporto di empatia con chi ci è vicino. Con "L'uomo di vetro" Andreoli dimostra, grazie alla familiare immediatezza delle sue parole, una tesi solo in apparenza paradossale: il fragile è l'uomo per eccellenza, perché considera gli altri, suoi pari e non, potenziali vittime, perché laddove la forza impone, respinge e reprime, la fragilità accoglie, incoraggia e comprende.

Poi c'è anche un altro libro che ci conforta di un signore che si chiama Duccio Demetrio, impegnato ad indagare storie e biografie personali, si chiama La vita schiva, il sentimento e la virtù della timidezza, edito nel 2007 da Raffaello Cortina.

La timidezza oggi non è di moda. L'essere timidi è ritenuto spesso uno svantaggio, persino una malattia, una paura di vivere, un sottrarsi alle competizioni. L'aggressività, il farsi largo non le appartengono, non contraddistinguono l'uomo e la donna sempre un po' in disparte, il cui ritrarsi è indizio di pacatezza e riserbo. Questo libro controcorrente non vuole dare consigli per superare un tratto così intensamente umano. Sta invece dalla parte di chi ancora arrossisce, e considera la timidezza una sensibilità da valorizzare, un intreccio di virtù - saper tacere, essere discreti - che si traducono in un modo più luminoso di stare al mondo.