junior alla pari

mercoledì 30 aprile 2008

Le stelle di Katia

Luciano a katia

Cara Katia, leggo la tua commovente poesia dedicata alla tua mamma e capisco il momento che stai attraversando; voglio dirti che ti sono vicino e ti abbraccio idealmente; il sentimento profondo che la tua mamma ha lasciato in te e che tu esprimi attraverso questa poesia e anche con gli altri pensieri che hai scritto nel blog, penso che siano una forza meravigliosa che tu conservi in te come dono grande che tua mamma ti ha offerto: sii sempre grata a tua mamma per questo dono meraviglioso e lei sarà sempre molto orgogliosa di te che sai custodire e valorizzare questo dono profondo che lei ti ha voluto lasciare.
Ciao
Luciano

martedì 29 aprile 2008

Un mondo di bene!


Una stella

La sera quando fa buio

nel cielo brillano migliaia di stelle...



Alcune stelle brillano meno

ma una sola brilla maggiormente

quella che mi fa battere

forte il cuore...



che mi fa essere felice!



Quella piccola stella ha solo un nome,

un nome così bello

per il quale vale la pena far luce!



Grazie di esitere.



Mamma ti voglio un mondo di bene!



Katia Longo

TVB

Sei mesi fa...

6 mesi fa sei volata via...
sei volata nel cielo
più bello che ci sia...

Sei volata
perchè
un male ti ha portata via...
in un lungo e doloroso
viaggio, distruggendoti.

Ora sei con gli angeli
più buoni del Paradiso.

Tu meriti il Paradiso
perchè sulla terra
sei stata molto buona.

Arrivederci Mamma!
Ti voglio bene!

Il caos della vita


Farfalla libera

Ora ke la nostra storia
è finita,
mi sento una farfalla libera...

Libera di volare, di andare
dove mi piace.

E non importa se volo
alto o basso:
ciò ke conta e ke sto
volando lontano
dalla tua assurda prigione...

Sono ormai una
farfalla libera:
ogni giorno ke passa
mi sento rinascere,
ogni giorno è più bello, lontano
da te!

Katia Longo

5 minuti

Lo so... è pazzesco
sono bastati cinque minuti
e le nostre anime
si sono unite
x sempre.
Piccoli litigi tra noi
ostacoli ke abbiamo cercato di superare...
ma se ci tenessimo x mano
come abbiamo fatto finora,
stai pur certo ke niente
e nessuno ci separerà!

Katia Longo

Angelo nero

In apparenza eri un angelo,
nella realtà un diavolo
ke ha rubato il mio cuore
fragile e colmo di delusioni.

Ti ho amato, sognato
ho cercato di farmi spazio
dentro di te,
ho cercato inutilmente
un posto ke non c'era
e ke non poteva
esserci
mai!

Sei stato bravo
a inagannarmi e
tradirmi, ma
ora fortunatamente
non
ti amo più!

Katia Longo
E' autunno

Cadono le foglie,
la terra si riveste
di tanti colori:
rosso, giallo, verde, marrone

le guardo sembrano
un arcobaleno
che dal cielo si sposta sulla terra.

Alcuni uccelli migrano
verso le zone più calde del Sud.

Cadono per terra ricci con dentro le castagne
i giorni diventano più corti
e le notti si allungano di più.

Maurizio Casalino

Danza

Disegno di Antonio Cavalera

Se al mondo

La pace

Se al Mondo non ci fossero
più guerre
la Pace regnerebbe
sempre tra noi.

Dove non ci sarà
più fame ne miseria
la Pace trionferà
e gli uomini
non litigheranno più tra loro
per sempre fratelli saranno.
Se al mondo non ci fosse più razzismo
la pace trionferebbe.
Voglio che regni la pace
senza di essa ci sarà solo
guerra, fame, miseria.

Maurizio Casalino

I bambini


I bambini




Il piccolo Tommy


Una mamma che
con la sua mano calda
accarezza il corpo freddo di un bambino…
Quel bambino che
aveva i suoi giochi, i suoi affetti.
Quel bambino
che aveva la sua vita.
Ora è volato lassù per giocare
con gli altri angioletti.
Anche loro hanno perso
la mano e l’affetto dei genitori.


Tutti i miei perché

E’ ormai all’ordine del giorno essere sommersi da tante notizie che purtroppo angosciano le nostre giornate. Mi riferisco in particolare a quei fatti che hanno come protagonisti i bambini che spesso diventano vittime e pagano colpe di cui non conoscono le ragioni.
Non bisogna andare molto indietro con il tempo, infatti, nella mia memoria riaffiorano eventi come l’uccisione del piccolo Tommy, la strage di Erba, i fratellini di Gravina.
Tutti fatti in cui sono coinvolte piccole anime innocenti che hanno pagato con la vita errori originati nel mondo adulto.
Proprio a questo voglio dedicare il mio pensiero.
Spesso cerco di capire il perché di alcuni fatti ma purtroppo non riesco mai a dare una risposta a questa domanda.
I bambini sono piccole creature innocenti e fragili.
Non hanno la forza fisica per reagire alla cattiveria delle persone adulte che li circondano.
Per questo di fronte a certe notizie rimango sconvolto e provo rabbia.

Maurizio Casalino

martedì 22 aprile 2008

INTERVISTA SULLA LIBERTA'

Sembra facile parlare della libertà, ma in realtà non è così. Abbiamo provato a far parlare una bambina, un’ adolescente, una donna e un nonno della loro libertà e questo è il risultato :
-“Piccola Sara cos’ è per te la libertà?Quando ti senti libera?”
-Com’ è difficile questa domanda, proprio come quelle che fa la maestra a scuola. Libertà per me è giocare, cantare , ridere , correre , saltare , guardare la televisione o stare al computer senza pensare alla scuola.Libertà è alzarmi tardi la domenica e stare nel letto con mamma e papà o mangiare tanti dolci senza essere sgridata, o fare caos in casa con il mio fratellino senza poi mettere tutto in ordine.

-“Andrea, tu da adolescente cosa ne pensi della libertà?”
-La libertà!che bella parola che racchiude però tanti significati… Io da adolescente ho le idee un po’ confuse sul significato che do alla libertà; sarebbe troppo scontato dire che essere liberi significa uscire la sera e tornare tardi , o fumare in tranquillità , o non fare niente per tutto il giorno tranne che stare con gli amici trascurando la scuola .Voglio andare oltre e così la parola libertà assume un nuovo significato: esporre il proprio pensiero. Infatti dal mio punto di vista ogni ragazzo/a dovrebbe avere la possibilità di esternare i propri pensieri, le proprie emozioni e sensazioni senza aver timore del giudizio degli adulti , visto che, proprio come dice il proverbio, “sbagliando si impara”, quindi anche gli adolescenti dovrebbero avere la possibilità di parlare, e dire anche concetti sbagliati, poi sarà compito degli adulti aiutarli a comprendere l’errore.

-“Signora Vittoria, da donna e da mamma cos ‘ è per lei la libertà?
-“Cos’è per me la libertà?”Bella questa domanda! Ma è difficile rispondere , nonostante gli anni di esperienza alle spalle. Libertà per me è riuscire a dire la mia, soprattutto nel contesto lavorativo e famigliare dove si deve convivere. Libertà è avere la tranquillità di fare qualcosa senza dipendere dai giudizi altrui; libertà è avere la consapevolezza dei propri limiti , ma nonostante tutto agire lo stesso. In un contesto sociale come quello attuale dove siamo soggetti a conformarci agli altri e a reprimere le nostre emozioni, per me libertà significa urlare , ridere, piangere quando se ne ha bisogno. Spesso il ruolo di genitore preclude alcune comportamenti , sicuramente per il bene dei figli, ma sarebbe anche giusto avere i propri spazi, rispettare le proprie esigenze senza dipendere da nessuno … ma poi l’amore che si crea in famiglia elimina tutti questi pensieri e occupa un ruolo importantissimo nel mio cuore..

-“Signor Giorgio,ci parla della sua libertà?”
-“Fammi pensare..Libertà per me è tutto,è la vita! Provo a spiegarmi meglio,non voglio dire che ognuno di noi nella sua vita ha tutta la libertà che vuole, ma che la libertà dovrebbe essere uno dei pilastri portanti della vita; tutti dovrebbero averla sempre,però agendo nel rispetto della legge. Purtroppo con i tempi che corrono non tutti possono essere liberi, prima di tutto economicamente, e questo nella nostra società ha un certo peso,visto che se non hai i soldi necessari fatichi ad andare avanti. Io sono un nonno e non posso fare tutto quello che voglio,non posso decidere della mia vita,perché devo tener conto di mia moglie,dei miei figli e ora anche dei miei nipoti. Nonostante tutto comunque sono felice della mia vita, perché con tanti sacrifici mi sono guadagnato “un pezzo” della mia libertà , soprattutto ora che sono in pensione visto che ho meno responsabilità.Rimpiango i tempi passati per i valori che si sono perduti ; ma non rimpiango invece alcuni periodi dove già da giovani dovevamo lavorare e portare avanti la famiglia, reprimendo la nostra libertà. Spero che i giovani se ne rendano conto e sfruttino meglio la loro vita.

Mettendo a confronto le varie risposte ottenute , si evidenzia il fatto che ognuno ha un’ idea diversa sulla libertà che in ogni caso però deve essere rispettata..voi che ne pensate?!?!?

Gozi,Ninni,Concy(siamo quelli che la mamma dice di seguire)

Io vorrei! Una scuola!

di Mauro Marino

Io cresco come un impermeabile così scivolano tutte le cose che mi danno fastidio.
Io vorrei crescere come una spugna, perché così assorbo tutto e non dimentico mai nulla.

Non troveremo la divina ignoranza di una scuola scritta con la “q”, le orecchie d’asino, il dietro la lavagna. Men che meno le bacchettate a palmo aperto, i genitori non lo sopporterebbero, pensate che cosa fanno per un telefonino “sequestrato” o per un voto basso: rimostranze, esposti e anche mazzate quando è necessario. I maestri contano, purtroppo, niente I ragazzi, oggi sono molto svegli, straordinari nell’apprendimento, proiettati già fuori, consapevoli dell’assedio e comunque sedotti. Creature post-moderne con le antenne volte a cogliere ogni novità e ogni conseguente sintesi. “Io cresco perché mi innaffio i piedi la mattina”, sorprendente, si sente una pianta! Lui è un piccolo clown, delicato, ha grande sensibilità nel produrre la sua musica. Muove la mano sui tasti, leggera, fa il suono e aspetta che svanisca per poi scegliere come proseguire. S’incanta a lungo, la musica doma la sua naturale irrequietezza. La tastiera del pianoforte è come una mappa dove cercare stupore. Mi trovo a frequentare una scuola media (o come si dice adesso “scuola secondaria di primo grado”) della città, per un progetto di prevenzione e di sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. Curo la parte creativa di questo lavoro: produrre con i ragazzi una comunicazione utile ai loro coetanei. Uso la conversazione, la scrittura, la poesia, la lettura ed una telecamera. Poche cose, stando attendo a decantare le aspettative da fiction che animano il loro immaginario. Cos’è crescere?, la prima domanda. Poi, cos’è il futuro?, e il corpo?, cos’è il corpo? e i pensieri? Hanno undici anni, sono piccoli, (parola che a loro non piace molto. Allora diciamo che sono ragazzi e ragazze, ma alcuni di loro “piccoli piccoli” e ancora di più se si può dire, bambini, di disarmante leggerezza) quattro prime di media, scelte dopo una indagine preliminare sulla presenza di fattori di rischio su un campione più ampio. Sentite un po’: “Io cresco perché cresco, / come i bianchi fiori di pesco, /io cresco con la voglia / di quando varco la mia soglia, / io cresco suonando il flauto, / che suona calmo, lento e cauto, / io cresco come le corna di una renna, / oh, mannaggia, mi si è scaricata la penna!” Incanto e ironia nei loro versi e anche disincanto quando la rima diventa un incedere rap: “io cresco non imparando idee stupide stupide, io cresco non imparando idee stupide a parte il rap io sono un fallito, a casa tornavo sempre intristito, non sai com’è non sai cos’è ma per una volta ho voglia di studiare con te in modo tale da crescere, imparare, imparare, imparare e diventare qualcuno sai com’è”. Troviamo la fresca consapevolezza che sul limine si confronta con il corpo e con l’invadenza del pensiero, tentando una regola quando leggiamo: “Si cresce commettendo errori, / facendo favori. / Si cresce facendo quello che ami di più, / con o senza bel fisico, non conta molto, / se è un sogno, che in futuro, crescendo, / si riesce a realizzare, mettendoci tutto il nostro impegno. / Per crescere bisogna superare molti ostacoli, / con grande determinazione, perché così si cresce, / anche se si sbaglia, bisogna andare avanti sempre, / senza fermarsi mai.” E il “dover” perché così è, per natura ed il desiderio sotteso di rimanere nell’innocenza del tutto si può dell’infanzia: “Io cresco per tante ragioni: una per diventare più alto, un’altra per diventare più bravo e anche perché qualcuno lo vuole.(…) Io vorrei crescere e non cambiare nulla di me stesso”. Già cambiare, il futuro, il divenire di noi e la responsabilità che col crescere viene. Tra speranze e sogni loro si confrontano al meglio e troviamo veterinari, dentisti, calciatori, molte cantanti per non parlare delle psicologhe. C’è un marine (il fante americano) e un pilota di caccia. Poi anche chi con un carpe diem coglie ilquì e ore: “Io non penso al futuro perché ora è presente, / pensare solo a dopo può servire solo a niente. / Per me oggi è oggi, lo vivo intensamente. / Nessun giorno è un giorno mal andato, / perché un giorno è un giorno e non dev’essere sprecato. / Così si cresce bene pensando solo all’attimo che stai vivendo, / se te ne rendi conto evviva: stai crescendo.” Di contro come non riportare questo vorrei che si trasforma in un convinto…“Io voglio essere ricco sfondato, avere delle belle macchine, una moglie bellissima, un paio di banche nazionali, un palazzo di cinque piani, essere campione del mondo, comprare un grande territorio e farlo diventare una nuova nazione e inviterei tutti i miei amici a viverci”. Determinazione che, un po’ preoccupato gli auguro si avveri. Meno male c’è chi controbilancia ma anche qui, come nell’Italia che viviamo, sconsolata minoranza “Io vorrei crescere per aiutare chi è in difficoltà, dare un rifugio ai senza tetto”. Mai perdere la speranza, però: “Il futuro sarà pure incognito / ma è sempre bello sognarlo / è sempre bello pianificarlo / per poter realizzarlo / anche se è incognito / so che farò qualcosa.” Provo a chiedere come è la scuola che vorrebbero, mi rendo conto di come gli edifici che li accolgono siano inadeguati. Col ricordo vado a Partitico, alla scuola che Danilo Dolci fece costruire, su indicazione dei contadini, su un altopiano che guardava il mare e la valle, ispirata alla circolarità, agli angoli smussati, alla morbidezza del legno vivo, per favorire ed ispirare il reciproco adattamento creativo. O penso, più vicino a noi, alla concreta utopia della scuola elementare di Melpignano con le classi aperte la grande vetrata che guarda all’esterno e il parquet di legno. La realtà è ben diversa: spazi angusti e rimbombanti, arredi antiquati, classi maleodoranti e poco arieggiate, scarsissima manutenzione e nessuna bellezza da rispettare. Spazi di per se diseducativi, vissuti come costrizione dove la routine macina e lievita le farine del dominio “bullista”. Vediamo: “Le prime due ore vorrei stare in una sala molto grande – la sala lettura – dove c’è ogni genere di libro da leggere. Poi la ricreazione. Alla terza ora, botanica: coltivare piante e vedere il loro sviluppo durante le stagioni e prendere appunti; quarta ora una sala piena di animali dove possiamo allevare un cane, un gatto, dargli un nome e addestrarlo, dargli da mangiare, giocare e studiare il loro comportamento. Alla quanta ora sala computer che come libri ci sono i PC dove ci possiamo divertire e possiamo studiare”. Bella no! Di corsa ci andrei anch’io!

martedì 15 aprile 2008

Pippa Bacca



di Mauro Marino

D’arte si muore.

Dobbiamo ricordarla Pippa Bacca. E’ nostro profondo dovere, ricordare la leggerezza, l’incanto che portava, la carica e l’energia del suo progettare. L’ironia con la quale nutriva la sua maieutica.

Che idea, viaggiare vestita da sposa sino in Palestina. Sposa di pace! Il suo corpo testimone, insegna, “convertitore” di senso. Santo il suo corpo! Santo! Non fu Francesco a fare il cammino per portare il messaggio della Pace? Quanti altri come Lui, come Lei?

L’hanno trovata sotto un leggero strato di terra, Giuseppina Pasqualina di Marineo, violentata e strangolata. Un terribile fatto di cronaca. Un consueto fatto di cronaca. La madre di Pippa, Elena Manzoni, ha detto che una cosa così poteva capitare anche a Milano.

Cose così capitano a Milano, a Roma…

Anche a Lecce, possono capitare cose così. Ne sono capitate!

Proprio per reagire a questo orrore che Pippa Bacca aveva immaginato il suo impegno di artista.

C’è un arte che va alle relazioni, atto e contatto. Non c’è più quel senso provocatorio di tante cose del passato. L’artista si propone non più come elemento di scock estetico e segnico. L’artista non è più eccentrico, separato. L’artista oggi constata e testimonia con la sua presenza la possibilità di altri termini relazionali.

Life art, quella di Pippa, arte relazionale, arte dello scambio simbolico. Arte vita, come una sociologia co-agente. Non separazione scientifica ma coinvolgimento pieno: ascolto, accolgo, traccio l’atto del cambiamento.

Questo era il suo viaggio, era il suo sorriso, il suo viso tracciato dalla fatica.

Questo tentativo, questa necessità di agire per l’altro. Per un cambiamento da nutrire.

Il suo sacrificio speriamo serva a questo.

per le ragazze/i di Tricase!

ciao Tricase :)
ci vediamo domani!!!
pronti? ;)
ciao
Salvi

sabato 12 aprile 2008

Lu papa ricky

di Mauro Marino

Se non stai su Wikipedia non esisti. Non basta più internet! Li ci trovi tutto e tutti, Wiki è lo scrigno, la libera enciclopedia, dove si implementa la storia contemporanea, dove trova ordine anche l’ideterminato. Se vai su Wikipedia lo trovi Papa Ricky, il nativo salentino Riccardo Povero, con una nutrita notizia della sua storia artistica: “cantante italiano; artista della scena hip hop, reggae e raggamuffin. Notevole è stato il suo contributo alla diffusione di tali generi attraverso altri canali come il teatro e la televisione”.

Le sue insegne riportavano un coltello e una forchetta. La grafica quella secca ed essenziale tipica delle segnalazioni di utilità. Di coltelli ne aveva una “collezione”, conservati in una sacca molto professionale da chef. Aveva studiato da cuoco all’istituto alberghiero di Brindisi e gli insegnamenti li metteva a disposizione dell’onda nascente di quella che è stata per Bologna forse l’ultima primavera. Riccardo, nel 1990, all’Isola nel Kantiere, in pieno centro, nei locali che erano e che oggi sono L’Arena del Sole, aveva messo su una particolarissima “famiglia”: cucinava e suonava.
Si condivano le prime pietanze della scena hip-hop e raga muffin italiana. I dialetti entravano nelle culture giovanili e aiutavano uno stile “dichiarativo” secco ed essenziale, utile a ritrovare la parola e il senso perduto dell’impegno e della militanza politica.
Lu Papa Ricky sarebbe presto diventato un personaggio mitico, tenace nel difendere la sua autonomia di interprete e capace di modulare un suo personalissimo sentire melodico.
Il “bel canto” gli apparteneva per origini e tradizioni famigliari.
L’ Isola Posse All Star è la “magia” musical-sociologica dove trovano dimora le “neoante” stelle di un segmento della musica italiana tutt’ora vitale e “necessario”.
All stars: tutte stelle d’altronde! Sapevano già di esserlo!
Il futuro non più quello negativo del punk, la parola, le danze erano di nuovo possibili, Stop al panico è il manifesto di una mescla musicale libera di traversare i generi e di coniugarli attraverso i piatti di una consolle oppure dal vivo, lasciandosi aperta la possibilità del fare “cilecca”.
Che grande intuizione: sbagliare, poter sbagliare e ricominciare.
Un concetto che disarticola l’idea di uno spettacolo lindo, confezionato, senza bordi, senza vertigine.
E poi? Poi venne “Lu sole miu” (remake della celebre O sole mio) e Comu ta cumbenatu, poi un movie con Renato De Maria, avventure di tournèe, altri dischi, con sempre la cucina nel cuore. L’arte mai si abbandona!
E oggi, a quarantadue anni Papa Ricky, veteran artist, che fa?
Tesse le fila della sua carriera e porta a compimento una nuova produzione, di imminente uscita, tutta interamente leccese, lo dice con orgoglio, a sottolineare il suo ruolo e quello “ca li vagnuni te la provincia” hanno avuto nella diffusione della cultura ragga.
Canta in italiano e in dialetto, accompagnato da una “gruppita” d’eccezionale capacità esecutiva le migliori e belle voci della scena hanno risposto all’invito, tra tutte quella sorprendente di MissMykela della BleiZone Family, crew che firma anche l’autoproduzione del “disco”.
Ricky canta la sua maturità, la consapevolezza di oggi. Saggio e cinico declina la sua visione del mondo dove l’ironia fa riverberi e sottili tessiture.
Iti tu, raccoglie dei brani in stile “lovers” e un rap in italiano (“l’ho voluto fare in italiano, perché tutti capissero”) duro e graffiante: E cce sacciu ieu.
Una nuova “semplice ricetta” di un pioniere della “black music italiana” che tornato salentino cresce sensibilità ed energie.
Che cosa è se no un veteran artist?

venerdì 11 aprile 2008

Il teatro della verità


Ho visto “Questo buio feroce” ultima opera di Pippo Delbono

"Il nome è una danza essenziale che accoglie il suono, lo traduce. Atto del respiro. Il nome è ciò che noi siamo, nella danza della vita!"


C’è un teatro di verità, dove gli attori portano la grazia di se stessi. Soltanto se stessi, nell’estrema cura e finitura della scena. Questo ha dimostrato l’“eccezionale esclusiva regionale” di “Questo buio feroce” ultima opera di Pippo Delbono, portata in scena lo scorso martedì 8 al Teatro Politeama Greco.

Tutto è bianco. Anche il pavimento. Una voce dal fuori della scena racconta il pretesto di un piccolo libro trovato per caso e, il viaggio comincia.

La morte è la meta. Comprenderla, accoglierla.

Custodirla anche! Che è luce. Pura luce!

Tutto bianco, asettico. Tutto bianco, come un attesa. Due ‘servi’ anche loro in bianco accolgono, accudiscono, protetti da maschere, guanti, scarpe di gomma: sono altro, loro, distanti, non umani. Siamo in un passaggio. In fondo, si apre il sipario e sfonda nell’ingoio del nero. E’ lì la fine? Non lo sappiamo, c’è un andare e venire. Non c’è fine allora, c’è la molteplicità dei numeri. I tanti noi che ripetono la Storia. Quella piccola che scrive quella grande. Levità e tragicità insieme, sontuosità e perdimento, insieme.

Una Butterfly in rosso ha le gambe mozzate siede in carrozzina. Un uomo magro mostra il suo corpo, si muove piano, ogni cosa ed ognuno è estremamente attento.

Lei mostra il suo respirare, soltanto quello, lui, con sorprendente voce e grazia recita e canta “My way”. Non c’è nudità, non c’è ostentazione è il pudore che muove ogni cosa.

Con il silenzio che accoglie il venire delle “figure” dove trovi la corporarietà di Caravaggio, di Frida Kahlo, di Francis Bacon, di George Grosz. La macchina scenica serve piccoli oggetti il resto lo fanno i costumi.

Non travestimenti ma respiri d’uomini e di donne e con loro epoche, comportamenti, abbissi. Ogni cosa è attenta, attenta, attenta. Calibrata in una disarmante naturalità.

Son proprio quello, non fingono. Semplicemente sono lì.

E un respiro, siamo noi, nello strazio del “non”, nelle stanze bianche della mente, dei sogni dove aspettiamo la “stanza della risonanza”.

Il teatro ci fa guardare dove non vogliamo guardare.

Il nome! Qual è il nome di ognuno di noi?! Il nome è una danza essenziale che accoglie il suono, lo traduce. Atto del respiro. Il nome è ciò che noi siamo, nella danza della vita!

La nostra terra “è una specie di orrore”. “Pietà per la debolezza”, “per chi è sapientemente ridicolizzato, abbandonato”. Tutto scompare guardate. Guardate! Guardatelo! Guardatemi! Tutto scompare. Non siete ancora stanchi degli “intrattenimenti gradevoli”? Non siete ancora stanchi di voi stessi, della parola, della poesia, della preghiera”? E’ tutto buio, “un buio sconosciuto, dove non puoi entrare come te stesso” è il nostro Mondo. “L’identità” è “un gioco”. Un gioco e ogni giorno guardiamo la morte, e la morte guarda noi.

Due arlecchini, portano pace e curiosità, sguardi. Pace non ce n’è mai stata! Il dopo della morte è la pace! “Mi sento invadere, e la pace è tutto intorno a me”! Delbono danza, danza, danza, il suo respiro.

(M.M.)

giovedì 10 aprile 2008

Come cosa che si consuma!

A questo siamo abituati, alla consumazione!
Amiamo le novità, sorprenderci, vivere l'adrenalina di un momento
per poi scordarci!
tenere la relazione è un impegno, far vivere le cose è un impegno,
ci vuole costanza nell'arte, nel creare, nel fare creativo
darsi un obiettivo, un progetto e perseguirlo.
Volere non è la sciccheria del credersi arrivato
del sapere già tutto
del guardare con sufficenza gli sforzi degli altri!

Molti non concorrono a questo progetto!
Si ritraggono, neanche guardano!
E' un peccato!?
Non lo so forse no!
Un blog è un avventura! un cammino, una pratica!

giovedì 3 aprile 2008

Per un po' di leggerezza



"UNA LEGGEREZZA E UN'IRONIA CHE CONQUISTANO"

CORRIERE DELLA SERA


Geografie sentimantali di Carlo Bevilacqua



"LA FABBRICA DELL'ARMONIA"
sul sito www.farm37.it

martedì 1 aprile 2008

"L'appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme, non è un insieme casuale di persone,
L'APPARTENENZA E' AVERE GLI ALTRI DENTRO DI SE' "
(Giorgio Gaber)


"Tu sei unico. Non esiste qualcun altro simile a te. Non è mai esistito né esisterà mai. Questo è il più grande rispetto che Dio ha avuto nei tuoi confronti...
Non diventare un pappagallo."
(Osho Rajneesh)

PS Un grazie enorme alla dott.ssa Screti Antonella per la sua lezione..di vita!

APPELLO AGLI ITALIANI

Ci tengo a citare qualcosa di sensato che troviamo nelle leggi italiane, qualcosa che forse non è ancora chiaro a tutti, purtroppo...
Sto parlando dell'ARTICOLO 3 della
COSTITUZIONE ITALIANA:
« Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale »


-Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale-

Grazie per l'attenzione
Alberto