junior alla pari

mercoledì 20 febbraio 2008

L’abito non fa il monaco, però…

E’ vero che l’abito non fa il monaco nel senso che non basta una divisa a creare un’identità.

TUTTAVIA

è vero che:
1) tendiamo a farci un’opinione delle nuove persone che incontriamo in un tempo brevissimo; quindi la prima opinione che ci facciamo raramente è data da elementi oggettivi quanto, piuttosto, da aspetti emozionali: ci facciamo un’idea “a pelle” su quello che vediamo/sentiamo nei primi 4 o 5 secondi. In questo caso anche l’abbigliamento gioca un ruolo fondamentale.
2) gli abiti svolgono spesso la funzione di ancore; molti venditori sanno, ad esempio, che quando sono vestiti in un certo modo si sentono più sicuri e professionali e questa sensazione li rende effettivamente più efficaci.

Una persona che conosco, che lavora prevalentemente al telefono, cura ugualmente molto il suo abbigliamento (anche se nessuno la vede) perchè questo la fa sentire meglio quando lavora.

Facciamo un esempio, immagina di dover uscire con un/a ragazzo/a, è il vostro primo appuntamento e desideri fortemente che sia il primo di una lunga serie

Immagina di essere in pigiama, con le occhiaie, i capelli in disordine e con delle ciabatte spellacchiate e ti guardi allo specchio: guarda la tua immagine riflessa e valuta quanto ti senti certo, presentandoti in quelle condizioni, di raggiungere il tuo obiettivo quella sera.

Ora ripeti l’esercizio dopo esserti vestito/a e sistemato/a al meglio delle tue possibilità.Cambiano le sensazioni, è vero o no?

Di sicuro non cambi tu, le tue caratteristiche e la tua identità eppure è facile intuire che anche come ti vesti incide fortemente sui meccanismi della comunicazione.


dal blog di un certo Claudio
Alberto

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