junior alla pari

domenica 2 marzo 2008

Come dire io non sto bene?

Report di una discussione su:
Come pensare una campagna di sensibilizzazione sui temi dell'Anoressia e della Bulimia?

C’è una modella immersa in una vasca da bagno ricolma di spaghetti!!!
Un contrappunto alla pubblicità schok di Oliviero Toscani che ritraeva nudi i 32 chili di Isabelle Caro in formato 6x3.
L’ironia non serve dicono le ragazze radunate intorno al tavolo della grande sala del Centro per la Cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare di Lecce.
Solo la paura colpisce. E’ efficace!
Federica dice che la pubblicità di Toscani toccava le corde giuste.
Chi è dentro la malattia poteva trovare in quella immagine un segnale, una sollecitazione, un allarme!!! Ma la valenza interpretativa non è univoca: un conto è una paura lontana, evocata da un’immagine che può anche sollecitare l’emulazione; un’altra è una paura che senti vicina, che ti pervade, che non ti lascia via di scampo.
Maddalena dice che il dramma dell’anoressia e della bulimia non riguarda solo le “modelle” usate come testimonial “privilegiate” delle campagne di sensibilizzazione.
Ci sono le altre, la maggioranza silenziosa.

L’immagine (il perseguimento di un modello, della forma, della taglia) non è la malattia!!!
E’ difficile raffigurare questa sofferenza, la fuga da sé (dal proprio corpo) è il sintomo di un disagio, profondo che radica nella personalità.
E’ complesso pensare una soluzione.
La consapevolezza della malattia è lo scarto ! Li si può segnare il passaggio, si può tentare uno ‘scavo’ verso la guarigione.
Ma la malattia è di tutti. E’ della condizione contemporanea il malessere.
E’ come sentirsi in un vicolo cieco!!!

Una campagna in divenire che si sviluppa in un tempo lungo.
Anoressia: la fotostoria di una persona. Dalla malattia alla guarigione…
Bulimia: persone che sembrano normali che nascondono la malattia.
Costruire il paradosso. Confronto tra due persone: chi è malata?

Betta dice: “Inizia a vivere in un sistema che non ti chiede… e forse la malattia scomparirebbe”.

Ciò che pesa è l’indifferenza degli altri. Il giudizio.
Solo una persona malata può interpretare la malattia.

Le ragazze malate che sorridono. Testimoniano la loro consapevolezza.
(Ma a noi importa molto un sorriso)

Non possiamo porci il problema di cambiare la vita degli altri.
Ci chiedono di essere uguali agli altri! A me non piace essere come gli altri.
Uno è quello che è! Il problema è che non riusciamo ad essere quello che siamo!
Quale identità? Per essere accettata mi adeguo agli altri.

Puntare più sulla bulimia, è conosciuta di meno ed è più subdola, dire “mi abbuffo e vomito ha un impatto diverso”…

Bozzetti:
1) “normale” entra in un bar… poi in un altro… in un altro… in un altro
2) al supermercato con il carrello colmo (giorno e ora) sequenza che si ripete, si ripete, si ripete… domanda: avrà invitati?

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