junior alla pari

giovedì 6 marzo 2008

Per un pò di leggerezza!!!


Un regalo agli appassionati dei Beatles... una bellissima foto di Richard Avedon...
Così per ispirare un pò di "leggerezza"...

Ne abbiamo parlato in un incontro della "leggerezza"...
parola complessa e misteriosa!!!
Credo sia essenziale quando ci si confronta, ci si incontra...

La leggerezza... cos'è?
Non giudicare! Mi viene in mente per prima cosa!
Non è violenza!
Non è pesare poco!
Non è prendere le cose alla leggera.

Ma cos'è...?
Ho cercato e ho trovato questa cosa che mi convince...
(Ah! Leggerezza forse è anche avere l'umiltà di cercare,
cercare sempre, starsi sempre aperti alle cose...)

Allora:

Una bella sfida, la leggerezza. E non solo alla legge di gravità. Per chi fa i conti tutti i giorni con la propria indole terrigna, ad alto peso specifico, la leggerezza è un'aspirazione. Solo a pronunciarla, questa parola, si allarga il cuore, si riempiono i polmoni di un'aria inebriante. E già così sembra - trattenendola negli alveoli - di appartenere un po' di più al mondo "di sopra" e meno a quello "di sotto".

La leggerezza - dicono - è il dono di un breve distacco dalle cose, ma appena appena, come un camminare lieve sulle punte: sono quei dieci centimetri in più che danno tutta un'altra prospettiva. C'è chi nasce con questo dono. Però si può anche imparare, dicono, il distacco lieve. Che non è vacuità, tutt'altro: si nutre di consapevolezza e di ironia. Il segreto sta tutto nella misura: di più trabocca sarcasmo, sottintende un giudizio. L'ironia, invece, è empatica. Leggera. Ogni tanto capita che qualcuno ci sfiori, ormai librato nell'aria, felice: staccata l'ombra da terra, ha trovato la sua dimensione in qualche nuova religione, in qualche nuovo amore. È diventato un uccello, un angelo, un folle (magari solo temporaneo): attorno a sé muove una brezza gentile come una carezza. Perché chi ha il dono della leggerezza lo regala a quelli "di sotto", che lo guardano un po' ammirati un po' invidiosi, col naso all'insù. Il fatto è che ce n'è pochi in giro. E' che a noi, del mondo "di sotto", piacerebbe averne intorno di più. Potremmo andarli a trovare ogni tanto e tornare a casa col cuore leggero e il cappotto pieno di piume. Ma qualche volta può succedere: un flash, un'intuizione. Ci si trova un attimo sulla soglia tra il mondo "di sopra" e quello "di sotto", si riesce a percepire che "di là" le stesse cose cambiano colore e consistenza. Perché la leggerezza ha una sua fisionomia, ma è morbida e si lascia attraversare. E' sorella delle nuvole ma non è in balia del vento. E poi abbiamo un sospetto: vive lontano dalle città.

Bello no? Che ne dite?
E' il caso?

Mauro

1 commento:

tutorjunior ha detto...

La leggerezza

"...la leggerezza è qualcosa che si crea nella scrittura, con i mezzi linguistici che sono quelli del poeta..."

"La leggerezza...si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l'abbandono al caso"



da "Lezioni americane"

Calvino dedica la prima delle lezioni americane all'opposizione leggerezza-peso, dichiarando di sostenere le ragioni della leggerezza, in quanto sulla leggerezza pensa di avere "più cose da dire". Il suo lavoro di scrittore è stato infatti una sottrazione di peso; egli ha cercato di togliere peso soprattutto alle strutture del racconto e del linguaggio. Per Calvino quindi la leggerezza è un valore che egli riconosce in opere del passato, vede attuale nel presente e proietta nel futuro. La leggerezza è una qualità che Calvino vede nelle "Metamorfosi" di Ovidio, in particolare nel rapporto fra Perseo e la Medusa e in Lucrezio nel "De rerum natura". In Lucrezio e in Ovidio la leggerezza è un modo di vedere il mondo che si fonda sulla filosofia e sulla scienza; ma in entrambi i casi "La leggerezza è qualcosa che si crea nella scrittura, con i mezzi linguistici che sono quelli del poeta, indipendentemente dalla dottrina del filosofo che il poeta dichiara di voler seguire". E' presente anche in un romanzo come "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Kundera.
Anche la scienza dimostra che è possibile dissolvere la pesantezza quando prova che il mondo si regge su entità sottilissime. Per quanto riguarda l'informatica, il software non potrebbe esercitare il potere della sua leggerezza se non mediante la pesantezza dell'hardware.
La leggerezza per Calvino si associa comunque sempre alla precisione e alla determinazione: può essere associata al linguaggio, che diventa così un elemento senza peso "che aleggia sopra le cose come una nube"; ci può essere un alleggerimento nella narrazione di un ragionamento o di un processo psicologico o in qualunque descrizione; ci possono infine essere immagini di leggerezza che assumono un valore emblematico.
Calvino riporta molti esempi tratti da Cervantes, Shakespeare, Cyrano de Bergerac, Leopardi; qual è il filo che accomuna esempi tanto diversi? E' la scrittura intesa come metafora della sostanza pulviscolare del mondo; la parola, come la intende Calvino, è quindi "inseguimento perpetuo delle cose, adeguamento alla loro varietà infinita". Alla base della letteratura come ricerca della leggerezza in quanto reazione al peso di vivere c'è un bisogno antropologico; lo sciamano rispondeva alla precarietà dell'esistenza della tribù annullando il peso del suo corpo, trasportandosi in volo in un altro mondo, in un altro livello di percezione. La letteratura perpetua questo dispositivo antropologico, questo nesso tra lievitazione desiderata e privazione sofferta, che si trasforma in leggerezza e permette di volare nel regno dove ogni mancanza sarà magicamente risarcita.